A due anni e mezzo dalla sua creazione, nel 2019, la United States Space Force è pienamente operativa e rilancia la necessità che le forze armate dei Paesi membri della North Atlantic Treaty Organization (Nato) abbiano una presenza militare stabile nello spazio. 

"Tutti i Paesi hanno lanciato in orbita reti di satelliti in una stagione di pace, ma adesso il mondo è cambiato. Ci sono minacce come i satelliti cinesi dotati di un braccio robotico per distruggere altre stazioni spaziali ed i missili russi basati a terra in grado di abbattere ogni oggetto orbitante", spiega il comandante della United States Space Force, il generale John Raymond, in un'intervista rilasciata al quotidiano italiano "La Repubblica".

"Non si tratta di allarmi teorici: l’esperimento condotto da Mosca nello scorso novembre, sbriciolando con un missile un vecchio satellite russo, ha creato uno sciame di 1500 detriti, potenzialmente in grado di danneggiare un gran numero di apparati. La missione della Space Force, l’ultima delle forze armate statunitense, è ambiziosa: garantire la sicurezza nello spazio, ormai diventato un campo di battaglia o, come dicono i generali, un dominio". 

E conclude Raymond: "Due sono i rischi principali. Così come noi apprezziamo le possibilità offerte dallo spazio per le comunicazioni, l’intelligence ed i sistemi di navigazione anche i cinesi si stanno muovendo ad ampio raggio. E ci dobbiamo confrontare con un avversario che vuole usare lo spazio per il suo vantaggio. L’altro rischio è che poiché i nostri avversari vedono che quello che noi facciamo nello spazio è frutto di una forza integrata, mettono insieme tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato: dai sistemi di disturbo per ostacolare le comunicazioni o la navigazione satellitare ai missili che distruggono i satelliti".