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Uranio impoverito: "Vergogna di Stato, serve una legge"

Appello al ministero Difesa da parte dell'ex-ministro Elisabetta Trenta

Appello al ministro della Difesa italiana, Guido Crosetto, affinché tuteli i militari italiani che si sono ammalati a causa dell'uranio impoverito. Materiale contenuto in armi usate dai soldati e stoccato in luoghi cui accedeva il personale, in entrambi i casi senza protezione e senza essere informato del potenziale distruttivo per la salute umana. Invito al Governo a dare seguito alla proposta di legge dell'ex-senatore sardo Gian Piero Scanu, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito.

"L'assenza di una legge continua ad essere una vergogna. I nostri militari non erano protetti, né erano stati avvisati. Lo Stato si assuma la responsabilità e curiamo coloro che si sono ammalati. Oggi dico che la soluzione è una sola: depenalizzare per mandare avanti una legge. Curiamo le persone e tuteliamo i figli dei militari che sono morti. Conosco personalmente militari che sono al quarto tumore e non sanno come fare", ha dichiarato l'ex-ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, intervistata dall'agenzia di stampa "Dire".

La Commissione Scanu aveva individuato nell'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro (Inail) l'istituzione preposta a certificare le cause di tumore per esposizione all'uranio impoverito come causa di servizio. Dopo quell'impegno era stato convocato un tavolo tecnico interno alla Difesa, da cui è nato un secondo progetto di legge, presentato dal deputato Antonio Del Monaco.

"Invito il ministro Crosetto a rileggere quel disegno di legge: avevo già fatto anche una valutazione dei costi che molto probabilmente sono inferiori rispetto al perdere le cause e poi risarcire". Quel progetto "è stato scritto insieme alla Difesa e prevedeva l'inversione dell'onere della prova: è lo Stato che deve dimostrare di aver preso tutte le precauzioni a tutela della salute dei militari impiegati nelle missioni". Quello che è accaduto invece "i militari lo possono raccontare", ha aggiunto Trenta.

Bisogna ripartire dai due disegni di legge sul tema: "Quello che era nato dalla commissione Scanu ed in particolare poi da quello scaturito dal tavolo tecnico, Del Monaco, un tavolo in cui c'era il colonnello Carlo Calcagni a rappresentare i militari malati, un grande esempio di resistenza. Lui ha avuto i benefici di legge e se è ancora vivo è perché riesce a curarsi, ma tanti altri no e potrei citarli nome per nome". "Avrei voluto trasformarlo in decreto legge, c'erano le condizioni", conclude Trenta, ma non si fece in tempo, cadde il Governo. 

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AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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