Airbus vira verso una strategia digitale tutta europea: il gruppo aerospaziale intende abbandonare progressivamente i grandi cloud statunitensi (Aws, Azure, Google Cloud) per collocare dati e software critici in infrastrutture “sovrane” comunitarie. La decisione nasce dalla crescente vulnerabilità legale ed economica rappresentata dal Cloud Act statunitense, che autorizza le autorità Usa ad accedere ad informazioni conservate da provider americani anche se i server sono fisicamente collocati in Europa. Per anni Airbus ha mantenuto internamente i dati più sensibili su server proprietari distribuiti in siti come Tolosa ed Amburgo, ospitando sia database di progettazione (inclusi programmi per piattaforme militari come l’aereo A-400M) sia applicazioni operative e Crm (Customer Relationship Management). La migrazione verso soluzioni cloud più agili e scalabili ha però acceso un campanello d’allarme: la necessità di garantire riservatezza, integrità e sovranità dei suoi asset digitali. 

Catherine Jestin, vicepresidente esecutivo per il digitale, ha esplicitato la preoccupazione: Airbus richiede un cloud “di fiducia” europeo perché una quota significativa delle informazioni è strategica per la Francia e per l’Unione. Per tradurre la scelta in realtà operativa, l’azienda mette sul tavolo 50 milioni di Euro per contratti decennali con fornitori Ue in grado di offrire memorie cloud e servizi di prima categoria conformi ai requisiti di sicurezza e giurisdizione. La mossa segue l’appello congiunto di marzo 2025, quando Airbus e Dassault Systèmes sollecitarono il presidente von der Leyen a creare un fondo sovrano per finanziare infrastrutture digitali europee. La strada verso un cloud comunitario resta lunga ma ora vede Airbus in prima linea, determinata a preservare il controllo sui propri programmi e sulle informazioni critiche.