Oggi 33esimo anniversario della strage di Capaci
Crosetto, ricordo alla Camera, dichiarazione di Mattarella

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in una nota ricorda che: "Il 23 maggio 1992 è una data che ha tragicamente segnato la storia del nostro Paese. La strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della Polizia di Stato Vito Schifani, Rocco Dicillo ed Antonio Montinaro di cui onoriamo la memoria, resta una ferita profonda e dolorosa.
Il loro coraggio, il loro sacrificio e la reazione spontanea della società civile rappresentano un patrimonio inestimabile, che continua ad ispirare ogni giorno i servitori dello Stato impegnati a difesa della legge e della democrazia.
Lo Stato vince contro le mafie perché gli uomini delle Istituzioni si passano il testimone. Il nostro compito è essere all’altezza di raccoglierlo e portarlo avanti con determinazione ed onore".
Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, presiedendo la seduta di oggi, a Montecitorio, ha dichiarato che: "Quella di oggi coincide con una data tra le più tristi che abbia vissuto la Repubblica: la strage di Capaci. Oggi ricordiamo il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie, Francesca Morvillo, e degli agenti che con loro persero la vita: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Ci stringiamo ai loro familiari, a chi, ancora oggi, porta le cicatrici di un dolore che non potrà mai rimarginarsi. Condividiamo il fatto che il principio di legalità, alla base della nostra Repubblica, sia stato garantito grazie anche al martirio di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di tutti coloro che, negli anni, hanno pagato con la loro vita il prezzo più alto, affinché quella legalità fosse rispettata anche a costo della vita".
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 33esimo anniversario della strage di Capaci, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
"L’attacco feroce e sanguinario che la mafia compì trentatré anni or sono a Capaci, e che ripeté poche settimane più tardi in via D’Amelio a Palermo, costituisce una ferita tra le più profonde della nostra storia repubblicana.
Il primo pensiero, commosso oggi come allora, va a chi perse la vita: Giovanni Falcone insieme a Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. A loro è unito indissolubilmente il ricordo di Paolo Borsellino, di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Servitori dello Stato, che la mafia uccise con eclatante violenza per piegare la comunità civile.
Quelle tragedie generarono una riscossa della società e delle istituzioni. L’azione stragista svelò la minaccia alla libertà di ogni cittadino. Il contrasto alla mafia si intensificò fino a scardinare le posizioni di comando dell’organizzazione criminale.
'La mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine': questo ripeteva Falcone, sollecitando coerenza e impegno educativo, spronando chiunque nella società a fare la propria parte insieme alle istituzioni, ad ogni livello.
La mafia ha subìto colpi pesantissimi, ma all’opera di sradicamento va data continuità, cogliendo le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza.
Nella memoria viva di Falcone e Borsellino, il 23 maggio è diventata la Giornata della legalità, perché occorre tenere sempre alta la vigilanza, coinvolgendo le nuove generazioni nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali".
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