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CLARA MOSCHINI

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Eurodrone: Francia abbandona progetto d'aereo caccia armato europeo: ora che accade?

Parigi si sfila dal programma Male Rpas da € 7 mld: il perché, i risvolti, le reazioni, prospettive future

In bilico l'avvenire della cooperazione industriale europea...

Il progetto Eurodrone (formalmente noto come Male Rpas - Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft System) è nato dalla necessità dei principali Paesi europei di dotarsi di un sistema aereo a pilotaggio remoto da sorveglianza e combattimento, svincolandosi dalla dipendenza dai sistemi americani (come l'MQ-9 Reaper) o israeliani. L'iniziativa è stata lanciata ufficialmente nel 2015 ed ha visto la partecipazione di quattro Nazioni chiave: Germania, Francia, Italia e Spagna. Il consorzio industriale è guidato da Airbus Defence and Space come capocommessa, con Dassault Aviation (Francia) e Leonardo (Italia) come principali partner industriali. L'obiettivo era creare un drone con un'autonomia eccezionale (fino a 40 ore) ed una grande capacità di carico utile, armato e pronto all'impiego per il 2028-2030.

I primi passi...

- Maggio 2015: Francia, Germania e Italia firmano una Dichiarazione d'Intenti (DoI) per avviare uno studio di definizione di due anni per il nuovo velivolo non pilotato europeo (vedi notizia AVIONEWS).

- Settembre 2016: la fase formale di studio di definizione, gestita dall'agenzia europea Occar e condotta da Airbus, Dassault e Finmeccanica (oggi Leonardo), è stata ufficialmente avviata.

- 2022 (febbraio): firmato il contratto di sviluppo e produzione da 7,1 miliardi di Euro con i quattro Paesi partecipanti (Francia, Germania, Italia e Spagna), dando il via alla fase esecutiva del programma.

Nonostante l'impegno, il programma ha affrontato fin dall'inizio notevoli sfide: disaccordi sui requisiti tecnici, complessità nella gestione del consorzio internazionale,  e soprattutto continui rinvii e un notevole aumento dei costi. Il contratto di sviluppo e produzione per 21 sistemi (63 aerei totali) è stato firmato solo nel 2022 con un costo complessivo stimato in circa 7,1 miliardi di euro.

La decisione di Parigi e le motivazioni ufficiali

La ventilata ipotesi di un ritiro francese, circolata per mesi, è stata confermata pochi giorni fa, venerdì 17 ottobre 2025, dal ministero delle Forze Armate di Parigi. La Francia ha formalmente comunicato ai partner la sua intenzione di uscire dal programma. Le motivazioni principali sono:

- Costi e ritardi insostenibili: il progetto è giudicato troppo oneroso, con un aumento dei costi che ha superato le aspettative e un'entrata in servizio prevista sempre più lontana.

- Efficienza operativa: secondo fonti governative francesi, l'Eurodrone risulterebbe troppo grande e complesso, con un peso operativo doppio rispetto ai sistemi Male americani già in uso, compromettendone l'agilità e la competitività sul campo di battaglia moderno.

- Priorità strategiche: Parigi intende concentrare le sue risorse finanziarie e industriali su programmi di difesa giudicati prioritari e più maturi, in particolare il progetto d'aereo caccia di sesta generazione Fcas (Future Combat Air System) e lo sviluppo di sistemi aerei a pilotaggio remoto più agili e a basso costo, come l'alternativa nazionale Aarok.

Reazioni dei governi 

Il ritiro della Francia ha innescato immediate reazioni tra i partner rimanenti e l'industria.

- Governo italiano (e Spagna/Germania): non è ancora giunta una dichiarazione congiunta ufficiale dei governi italiano, spagnolo e tedesco, ma l'uscita di Parigi rappresenta un duro colpo. Fonti ministeriali suggeriscono che i Paesi dovranno ora rinegoziare quote, requisiti e tempistiche. L'obiettivo comune resta quello di mantenere vivo il progetto, fondamentale per l'autonomia strategica europea.

Reazioni dell'idustria (Leonardo, Airbus, Dassault)

- Leonardo: l'azienda italiana, partner fondamentale, ha espresso la necessità di una rapida rinegoziazione. Il ruolo di Leonardo, già coinvolta nella motorizzazione attraverso la scelta del turboelica Catalyst di General Electric (che ha una significativa componente italiana), potrebbe persino essere rafforzato nel tentativo di riequilibrare il consorzio.

- Airbus Defence and Space (capocommessa):  Airbus si trova a dover gestire la ridefinizione di uno dei suoi progetti di punta. Ha sottolineato l'importanza della cooperazione europea, ma ora dovrà lavorare con i partner rimanenti per trovare una nuova struttura economica e tecnica che ne garantisca la sostenibilità.

- Dassault Aviation (Francia): per l'azienda francese il ritiro era atteso. Dassault si concentrerà ora maggiormente sul programma Fcas, dove mantiene un ruolo di leadership cruciale, e sullo sviluppo di soluzioni Male più agili e veloci in risposta alle esigenze della difesa francese.

Aggiornamenti e prospettive future

Ad oggi, martedì 21 ottobre 2025, l'attenzione si sposta sulle prossime mosse di Berlino, Roma e Madrid.

- Rischio tecnologico: senza la partecipazione francese il progetto rischia di perdere non solo risorse finanziarie, ma anche importanti know-how tecnici e industriali.

- Ridimensionamento:  l'ipotesi più probabile è un ridimensionamento dell'ordine complessivo e una revisione dei requisiti, puntando ad una soluzione meno complessa ma economicamente più sostenibile per i tre partner rimanenti.

- Autonomia in pericolo: il disimpegno francese solleva seri interrogativi sulla capacità dell'Europa di portare a termine progetti di difesa congiunti complessi e costosi, minando il cammino verso la piena autonomia strategica nel settore aerospaziale. La decisione rafforza, almeno nel breve termine, la dipendenza europea dalle piattaforme Male  prodotte negli Stati Uniti.

SaM - 1266272

AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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