Il governo russo intende mettere all'asta l’aeroporto di Domodedovo —il quarto per traffico del Paese— all’inizio del prossimo anno, dopo averne assunto il controllo alcuni mesi fa per presunte irregolarità sul trasferimento a soggetti stranieri, ha dichiarato il ministro delle finanze Anton Siluanov. Non ha fornito dettagli sui motivi della vendita, ma ha affermato che l’esecutivo ha già svolto un lavoro preparatorio e conosce i potenziali offerenti. A giugno un tribunale ha trasferito la proprietà dell’infrastruttura allo Stato, ritenendo che gli azionisti Dmitry Kamenshchik e Valery Kogan fossero residenti esteri privi del diritto a detenere la gestione. 

Dopo la nazionalizzazione, l’ex-ministro Andrei Ivanov —incaricato della gestione temporanea— ha segnalato la presenza di ingenti passività e la necessità di trovare un nuovo proprietario in grado di garantire ricapitalizzazione e continuità operativa. La vicenda si inserisce in un più ampio contesto di interventi statali: dal 2022 Mosca ha confiscato beni per miliardi di dollari appartenenti anche a gruppi occidentali, tra cui il francese Danone ed il tedesco Uniper. Le autorità giustificano queste misure come correzione di privatizzazioni ritenute fallimentari negli anni novanta; i critici invece avvertono che la pratica delle nazionalizzazioni alimenta incertezza e scoraggia investimenti infrastrutturali a lungo termine in Russia. 

Per il settore aeroportuale la sfida immediata resta di carattere operativo e finanziario: garantire standard di sicurezza, continuità dei servizi e piani di investimenti per modernizzare capacità terminali e gestione del traffico, elementi fondamentali per attrarre offerenti credibili all’asta pubblica.