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CLARA MOSCHINI

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Aerei e sicurezza. Il bird-strike come emergenza sistemica del comparto aeronautico

L'impatto con i volatili avviene quasi sempre in decollo o atterraggio, fasi molto delicate del volo

La stagione estiva prossima a venire potrebbe vedere livelli di traffico aereo similari a quelli dell’ultima stagione libera da restrizioni, ovvero quella del 2019. Sul finire di quell’anno il Covid ha impattato in maniera devastante sulla società mondiale e certamente il traffico aereo ne ha subito una delle maggiori temperie.

Con il ritorno ai livelli pre-pandemia il traffico verrà chiamato ad operare anche in ragione delle criticità presenti a livello sistemico e che accentuano la loro variabilità con l’aumentare dei voli stessi.

Tra queste criticità sistemiche certamente il bird-strike occupa un posto di rilievo. Perché l’impatto con i volatili quasi mai avviene al di sopra di quote cosiddette di sicurezza, ovvero che lasciano il tempo di agire con intervalli temporali dilatati. Generalmente un bird-strike avviene sotto i 1000 metri e quasi sempre in decollo o atterraggio, fasi queste molto più delicate rispetto al volo di crociera. Si pensi che statistiche Boeing riportano come la fase di decollo contribuisce per il 4% all’ammontare degli incidenti fatali (fatal accident). L’atterraggio addirittura rappresenta la fase durante la quale si verifica il 49% degli incidenti fatali.

Dalla relazione del bird-strike committee di Enac (Ente nazionale aviazione civile) si evince che nel 2019 "il territorio italiano non è uguale, e volare su alcune tipologie ambientali, o su impianti aeroportuali specifici, può risultare rischioso".

Sempre dal report di Enac leggiamo che rispetto all’anno precedente, il 2019 ha visto un moderato aumento del numero totale degli impatti (+18%), con un maggior numero delle segnalazioni di occurrence di wildlife strike sia sotto che sopra i 300 ft. Il numero di segnalazioni degli impatti cosiddetti “importanti” e cioè quelli con danni, multipli, con ingestione nei motori e con effetti sul volo è cresciuto proporzionalmente rispetto a quanto registrato nel 2018 (+18%).

Il bird-strike occorso al volo ITA 1765 a Linate il 12 maggio scorso rientra nei casi con danni alla macchina. La riparazione del motore destro dell’aereo A-320 ammonterà probabilmente a circa due milioni di Euro, tenuto conto della valutazione, della meccanica, delle ore lavorate, dell’età e del pregresso utilizzo. Sempre se converrà ripararlo.

Si consideri inoltre il fermo dell’aeroporto di Linate, con i costi relativi in termini di capacità e ritardi. E si pensi inoltre che nel 2020 allo scalo milanese si sono verificati 12 impatti con volatili; a Malpensa 76, a Bergamo 32.

Tali eventi mettono in evidenza come un’attività di prevenzione del bird-strike sia a tutt’oggi una delle maggiori priorità a cui le autorità aeroportuali devono far fronte. Per la sicurezza del comparto aeronautico e dei passeggeri.

Il bird-strike deve essere oggetto di analisi di rischio, anche in relazione alla disponibilità di nuovi apparati di prevenzione e gestione, come il sistema sviluppato da Fincantieri (vedi AVIONEWS).

Sull'evento vedi anche la notizia pubblicata da AVIONEWS

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AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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