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CLARA MOSCHINI

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Congresso Aci Europe: per l'industria aeroportuale servono resilienza e preparazione al futuro

Oggi l'intervento del direttore generale Jankovec all'Assemblea generale del sodalizio

Dal 18 al 20 giugno ad Atene si svolge il 35° Congresso annuale e l’assemblea generale di Aci Europe (Airports council international Europe), organizzazione che rappresenta gli aeroporti europei. Oggi il direttore generale Olivier Jankovec ha incentrato il suo intervento sullo stato dell’industria aeroportuale sugli imperativi della resilienza e della preparazione al futuro, "poiché il settore aeroportuale sta venendo ridefinito dalla complessa interazione tra tensioni geopolitiche, sfide economiche, discontinuità tecnologiche, preoccupazioni ambientali e crescenti pressioni competitive", ha spiegato una nota odierna.

Nuova normalità e pressioni competitive crescenti
Come riporta il comunicato, sebbene il traffico passeggeri nella rete aeroportuale europea abbia finalmente superato i livelli pre-pandemia (2019) nel 2024 e la domanda di trasporto aereo si mantenga finora in gran parte resiliente, i divari di performance tra mercati aeroportuali nazionali e individuali rappresentano la nuova normalità. Questo riflette l’impatto sia dei cambiamenti strutturali nel mercato dell’aviazione europeo sia della geopolitica. Jankovec ha dichiarato: 'Le condizioni operative degli aeroporti sono state fondamentalmente ristrutturate nel periodo post-pandemico. La predominanza dei viaggi per svago, visite a familiari e amici (Vfr) e della domanda ibrida, unita all’impressionante ma selettiva espansione dei vettori ultra low cost e alla relativa ritirata dei vettori di linea in fase di consolidamento, stanno determinando nuove pressioni competitive -di cui Ryanair e persino il Gruppo Lufthansa parlano apertamente-. Il fatto che solo il 56% degli aeroporti europei abbia recuperato i volumi passeggeri pre-pandemici e che il 67% delle rotte intra-europee sia operato in regime di monopolio da una sola compagnia aerea, smentisce chiaramente il mito secondo cui gli aeroporti godrebbero di un significativo potere di mercato".

Miglioramento dei risultati finanziari
"Le pressioni competitive continuano a influenzare i risultati finanziari degli aeroporti, in particolare sul fronte dei ricavi. Sebbene quelli aeronautici derivanti dai diritti di utenza abbiano raggiunto i 32 miliardi di Euro lo scorso anno, sono rimasti ancora dell’1% inferiori ai livelli pre-pandemici (2019) se corretti per l’inflazione. I costi complessivi sono arrivati a 41,1 miliardi di Euro, con un aumento del +24% rispetto al 2019, con i costi di materiali e forniture, manutenzione e energia/utenze aumentati rispettivamente del +117%, +49% e +37% per passeggero.

Tuttavia, gli aeroporti europei hanno ottenuto un utile netto di 10,5 miliardi di Euro nel 2024 -un incremento positivo rispetto all’anno precedente (7,7 miliardi di Euro)-. Questo miglioramento è stato trainato dal continuo controllo dei costi ove possibile, dalla performance relativamente solida dei ricavi non aeronautici e dagli investimenti rinviati o mancati, che durante la ripresa dal Covid sono stati inferiori di 16,4 miliardi di Euro rispetto ai livelli pianificati. 

Debito ed investimenti aeroportuali per l'Europa
Jankovec ha però lanciato un allarme riguardo al peso del debito accumulato e alla necessità di rilanciare gli investimenti: 'Il debito degli aeroporti europei -accumulato in larga parte durante la pandemia per sopravvivere- ammonta ancora a 135 miliardi di Euro, con un incremento del +27% rispetto al 2019. Ma allo stesso tempo, molti aeroporti devono ora intraprendere un nuovo ciclo di investimenti. Si tratta di recuperare terreno per far fronte alle crescenti pressioni operative derivanti dalla ripresa del traffico, ma anche di adattarsi al nuovo contesto. Questo significa investire nell’ammodernamento delle infrastrutture esistenti, rafforzare la resilienza operativa a tutti i livelli e, naturalmente, nella sostenibilità, oltre che nell’espansione della capacità dove necessario'. Ha aggiunto: 'Complessivamente, i nostri fabbisogni di investimento ammontano a 360 miliardi di Euro da qui al 2040 ed è chiaro che abilitare tali investimenti deve far parte dell’agenda europea per la competitività, come riconosciuto dal rapporto Draghi. Questo è un messaggio che i nostri regolatori nazionali devono ascoltare forte e chiaro quando si parla di tariffe aeroportuali e del principio ‘chi usa paga’, e che richiama anche l’urgente bisogno di stabilità normativa a livello UE'.

Cambiamenti di paradigma e la sfida del disaccoppiamento 
Sempre da quanto riporta il comunicato, parlando di geopolitica, geoeconomia e cambiamento climatico, Jankovec ha sottolineato come questi cambiamenti di paradigma stiano esacerbando rischi e sfide:
'Quello a cui stiamo assistendo è la convergenza di minacce geopolitiche, fisiche e informatiche, insieme all’incertezza economica e all’accelerazione del cambiamento climatico. Ciò significa che gli aeroporti devono prepararsi a una maggiore volatilità del traffico, a una frammentazione e a una crescita complessiva più lenta rispetto a quanto ci siamo abituati nelle scorse decadi'.

Un fattore chiave del rallentamento strutturale della crescita passeggeri nei prossimi anni sarà rappresentato dal costo della decarbonizzazione dell’aviazione europea, passato da 800 miliardi a 1.300 miliardi di euro dal 2021.
Questo aumento inevitabilmente farà crescere il costo del volare e rallenterà la crescita media annuale della domanda dal +2% al +1,4%. Ciò rappresenta una sfida inedita per gli aeroporti europei: disaccoppiare la loro sostenibilità economica e la capacità di continuare a investire dalla crescita dinamica del traffico.

Jankovec ha sottolineato la necessità di ripensare i fondamenti del modello di business aeroportuale, citando il lavoro attualmente in corso da parte del Boston Consulting Group (Bcg) su questo tema: 'Il nostro modello economico e la capacità di investire rimangono dipendenti dalla crescita dinamica dei volumi, dato che le forze di mercato e i regolatori esercitano pressioni al ribasso sulle nostre tariffe, che vengono fissate in anticipo e senza possibilità di pricing dinamico, a differenza dei biglietti aerei. Tuttavia, la crescita più lenta del traffico e le pressioni inflazionistiche sui costi renderanno necessario l’aumento dei ricavi unitari aeroportuali, incluse le tariffe. Questo sarà un prerequisito per l’Europa per continuare a modernizzare e sviluppare le infrastrutture aeroportuali e quindi salvaguardare la sua competitività'.

Presentando i risultati iniziali di uno studio sui nuovi percorsi verso la creazione di valore sostenibile per gli aeroporti europei durante l’evento, Gabriele Ferri, managing director & partner del Boston Consulting Group (Bcg), ha dichiarato: 'Dopo anni di crescita sostenuta, il settore aeroportuale europeo si trova ora ad affrontare venti contrari sempre più forti. Il rallentamento della crescita del traffico, le pressioni operative e in conto capitale in aumento, il calo dei ricavi unitari e le restrizioni ambientali e normative sempre più stringenti stanno rimodellando il panorama". “Per rimanere attrattivi per gli investitori, gli aeroporti devono ripensare fondamentalmente la creazione di valore, puntando maggiormente sulla diversificazione delle fonti di reddito, garantendo al contempo che i ricavi unitari sostengano gli investimenti, migliorando la qualità delle infrastrutture e la sostenibilità, e assumendo un ruolo più attivo nel coordinamento dell’intero ecosistema -comprese compagnie aeree, retailer e regolatori- per sbloccare valore sostenibile a lungo termine'".

Allegato in basso a questa AVIONEWS la versione inglese della nota emessa da Aci Europe. 

Sull'argomento, vedi anche la notizia pubblicata da AVIONEWS

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