Difesa. 12 novembre 2003, 22 anni dopo la strage di Nassiriya
Diciannove italiani caddero a causa di un vile attentato
12 novembre 2003. Un giorno che ha segnato per sempre la storia del nostro Paese. Un dolore improvviso, profondo, che ha attraversato terre lontane per arrivare dritto al cuore dell’Italia.
Diciannove italiani caddero a causa di un vile attentato, diciannove vite spezzate.
Da allora, Nassiriya è divenuta un simbolo: di sacrificio, di servizio, di riflessione.
Oggi, ventidue anni dopo, nella Giornata dedicata ai caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace (vedi AVIONEWS), la famiglia della Difesa si ferma a ricordare.
Ricorda chi non è tornato.
Ricorda chi ha lottato per salvare i propri commilitoni e si stringe intorno a chi porta ancora sul corpo e nel cuore i segni della fedeltà al giuramento prestato.
Perché la Difesa non dimentica. E il ricordo resta vivo.
Il presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, in occasione dell’anniversario dell’attentato del 12 novembre 2003 in Iraq ha dichiarato in una nota che: “Ventidue anni dopo, il ricordo della strage di Nassiriya resta una ferita profonda nella memoria del nostro Paese. Oggi rendiamo omaggio alle 28 persone che persero la vita in quell’attentato, in particolare i 19 italiani, tra cui Silvio Olla, maresciallo Capo della Brigata Sassari, e Massimo Ficuciello, anche lui Maresciallo della Brigata”. “Il loro sacrificio –ha aggiunto– ci ricorda ogni giorno il valore della dedizione, del dovere e della pace, soprattutto in un tempo in cui il mondo è attraversato da nuovi conflitti e sofferenze. Ricordare Nassiriya significa rinnovare l’impegno a costruire un futuro fondato sul dialogo, sulla solidarietà e sul rispetto della vita umana”.
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