Negli ultimi anni gli episodi di aggressioni, minacce e comportamenti violenti a bordo —sono diventati un problema reale per la sicurezza dei voli. Organismi internazionali come Iata (International Air Transport Association), che rappresenta 365 vettori aerei, hanno già predisposto il protocollo di Montreal (2014) e sollecitano interventi più incisivi. La rilevanza pubblica è cresciuta con casi recenti: due passeggeri che in luglio hanno tentato di aprire il portellone in volo su rotte Manchester–Agadir e Madrid–Caracas, e l’aggressione sessuale su un volo Mumbai–Zurigo, esempi estremi ma non isolati. 

I numeri parlano chiaro: l'americana Faa (Federal Aviation Administration) ha registrato 5981 segnalazioni nel 2021, con un aumento di circa il 500%. Tra il 2022 ed il 2023 l’Fbi è intervenuta in 17 indagini relative ad aggressioni a bordo.  L’abuso di alcol e droghe incide, ma soltanto in un 23% dei casi: non è l’unica causa. 

Ricercatori come Keith Payne e Katherine DeCelles indicano un’altra radice: l’aumento della conflittualità deriverebbe anche dalle crescenti diseguaglianze di trattamento tra classi di servizio. Il peggioramento delle condizioni in economy —sedute più anguste, servizi ridotti, rapportato a tariffe non sempre coerenti con la qualità— alimenta un senso di ingiustizia che può esplodere in comportamenti violenti. Le contromisure diffuse vanno dalle black-list internazionali alla segnalazione preventiva di passeggeri visibilmente sotto effetto (procedure attive a Gatwick), sino a strumenti di forza in alcuni Paesi. In Francia il ministro dei trasporti Philippe Tabarot propone sanzioni alla hooligan: divieti di imbarco tra 24 e 48 mesi ed ammende fino a 20.000 Euro per i casi più gravi. L’obiettivo è preservare la sicurezza collettiva senza criminalizzare il disagio occasionale, ma dissuadendo comportamenti che mettono a rischio equipaggi e passeggeri.