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CLARA MOSCHINI

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Governo e poltrone: sfida di equilibri nelle partecipate statali

Bilanciamento tra interessi politici e competenze nelle nomine delle società pubbliche

Con la chiusura della manovra prende il via la stagione dei rinnovi negli enti e nelle partecipate controllate dallo Stato: il Governo dovrà infatti indicare centinaia di nomine entro la primavera del 2026, con una prima tornata che riguarda 17 società partecipate ed una più ampia che culminerà nelle scadenze pre-elettorali del 2027. 

Tra i dossier più rilevanti ci sono i vertici di gruppi strategici come Leonardo, Eni, Enel, Terna, Poste e Mps: complessivamente si parla di oltre cento consiglieri da rinnovare. Il puzzle politico pesa: l’Esecutivo di Giorgia Meloni, con l’asse Salvini–Fratelli d’Italia ed i ministeri chiave (Difesa, Economia e finanze), dovrà bilanciare equilibri di coalizione e competenze manageriali. 

Alcuni nomi circolano già sui tavoli di palazzo: la riconferma di amministratori delegati valorizzati dai risultati operativi può prevalere dove il rischio politico è giudicato elevato; al tempo stesso, cambiamenti sono probabili nelle poltrone presidenziali ed in società bancarie come Mps. 

Non si tratta solo di imprese: sono circa 32 gli enti pubblici —tra autorità regolatorie, agenzie sanitarie, universitarie e parchi nazionali— che dovranno rinnovare organi direttivi o commissari entro il primo semestre del prossimo anno. Le aree d’attività coinvolte spaziano dall’ambiente all’economia, dalla cultura alla difesa. Il dossier nomine diventa quindi un banco di prova per la capacità del Governo di coniugare stabilità industriale, esigenze di governance indipendente ed i rapporti interni alla maggioranza: un rischio sistemico se la politica dovesse sovrapporsi alle logiche manageriali proprio nei settori più sensibili.

Red - 1267209

AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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