Uniformare la componente comunale dell'addizionale a 2,5 Euro
Piano quinquennale per ridurre le aliquote locali e favorire connettività ed investimenti
Confindustria ed Assaeroporti rilanciano una richiesta netta a Parlamento e Governo: uniformare ed abbassare a 2,5 Euro la componente comunale dell’addizionale sui diritti d’imbarco in tutti gli scali italiani. La proposta è contenuta in un position paper pubblicato da Assaeroporti e punta a sanare una frammentazione che oggi penalizza la competitività del sistema aeroportuale nazionale. L’addizionale è inclusa nel prezzo del biglietto, raccolta dalle compagnie e trasferita al gestore aeroportuale, che poi la riversa alle varie casse pubbliche (tra cui Inps con quote destinate anche al Fondo di solidarietà per il trasporto aereo).
Sul territorio esistono attualmente più livelli tariffari: in alcuni scali la tassa totale arriva a 9 Euro, nella maggior parte degli aeroporti è pari a 6,5 Euro; vi sono poi casi in cui l’onere a carico del passeggero è azzerato e sostiene la Regione. Esempi pratici: Napoli applica oggi 8,5 Euro sui voli intra-Ue e 9 Euro sui voli extra-Ue; a Roma-Fiumicino i livelli sono rispettivamente 7,5 e 8 Euro.
Secondo le associazioni la molteplicità di aliquote rappresenta un’anomalia rispetto agli standard europei, dove eventuali aviation tax sono uniformi sul territorio nazionale o, al più, differenziate per tipologia o lunghezza del volo. L’addizionale, nata nel 2003 come compensazione per l’impatto acustico sui Comuni aeroportuali, è stata progressivamente rimodulata e dirotta a finalità spesso scollegate dall’ambito aeroportuale. La proposta concreta prevede una riduzione graduale in cinque anni della componente comunale, con il mantenimento a regime di quote predeterminate destinate al Fondo di solidarietà ed ai Comuni aeroportuali. Obiettivo dichiarato: aumentare connettività e domanda, eliminare distorsioni concorrenziali fra scali e rendere il sistema più attrattivo per passeggeri ed operatori.
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